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Memoria che sia (a Primo Levi)***

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Ist das zu Mensh?/ Se questo è un uomo
cosa da nulla ha da essere/ was aus nichts sein muss
 
Come filo spinato vibra
mantra dell'oggi:
profilandosi costante
tra comignoli si defila
sull'orlo del futile.
 
Ci sono conti da comporre/ sempre
eco metallica/ di tetto in tetto sbilenca:
bilancio da quadrare/ banalità pelosa
contabilità spietata/ sfiora le tegole marroni
straripa di aculei in cielo d'azzurri fumosi.
 
Del male la memoria si sa
ridondando in volute fin sul muro
anche se per un giorno solo, nell'anno
scolpisce l'intonaco in crepe
quello del vicolo cieco(di solito in ombra).
 
Si vorrebbe fosse vivo, il ricordo
saldato al presente con più che uno sguardo
o qualche pugno di cenere: non solo
memoria di un giorno, ma di ogni giorno.
Mi ci sono trovato assorto, non lontano
 
appena fuori di casa: saliva per il davanti
verso l'alto, anonimo come solo certe emozioni
fumo nero dolciastro di carni/ nauseante.
odore da non rimuovere/ mi son detto
che resti a monito:
 
nicht ein nichts

                                 nulla è niente.

 ***24/01/2014 woodenship(rivista)

 Salvatore Pizzo - 29/01/2019 02:06:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

X Giovanni:
Nemmeno io credo che la memoria appartenga soltanto agli uomini, mio caro Giovanni. Penso, Anzi, che essa sia cosa di tutti gli organismi viventi. La memoria è qualcosa come il Dna per una cellula: contiene tutte le istruzioni e le informazioni per ripetere, per ricostruire, come anche per tornare a ripulire, poi riedificare. Ecco perché, l’individuo, non appena recupera uno spiraglio, subito, come un germoglio, pronto a ricoprire. Non sono le fate a fare la memoria. Però le fate costituiscono quelle coordinate in grado di guidarci attraverso i percorsi storici che dovrebbero ricordarvi chi siamo e da dove veniamo, lungo il cammino per la consapevolezza d’essere umani, quindi in viaggio.
Grazie e di cuore anche per i tuoi spunti di riflessione.

 Giovanni Rossato - 27/01/2019 09:55:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Rossato » ]

Caro Salvatore,
si, nulla è niente e la memoria non scompare; perdonami ma non posso credere che essa sia legata solo agli uomini, a un giorno sul calendario. Chi viveva nei campi di sterminio non conosceva giorni la vita si riduceva a quasi nulla ma rimaneva li, pronta a rifiorire. No, voglio pensare che quello che è stato rimane, per chi è un uomo, ma soprattutto per chi VUOLE esserlo.

 Salvatore Pizzo - 27/01/2019 03:06:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

X Sabina:
Chissà perché non riesco molto a parlare di"male", mia cara Sabina: siamo esseri umani appartenenti alla categoria che consideriamo dei viventi. Siamo immersi in un universo in cui la vita è mera incidentalità, se consideriamo quanto sia precaria, se non addirittura impossibile l’esistenza. Per sopravvivere necessitiamo di tali condizioni, da renderlo un miracolo di equilibrio e costanza dell’esserci. In questa realtà, il male ed il bene, sono categorie che sembrano intrecciarsi per fondersi, molto spesso, determinando una successione di eventi spiazzanti. Ed il tutto, ci si illude, che avvenga nella coscienza dell’individuo. Ma temo che non sia così. E non me ne voglia il sommo Jung: l’epicentro della nostra coscienza deve trovarsi ben al di fuori di noi. Più di sicuro all’interno di quella ragnatela di relazioni che ci collega tutti quanti tra gli esseri viventi. Una ragnatela invisibile, ma allo stesso tempo quasi tangibile, quando ne straripano fuori sentimenti all’apparenza folli fino ad ingenerare ideologie mostruose. Ma, quel mostruoso c’è già in natura. D’una mostruosità che respiriamo e che ci muove improvvisa, soprattutto quando ci sentiamo minacciati, pure senza il minimo motivo. E’ su questa irrazionalità che, alcuni personaggi, riescono a fare leva per rendere accettabile l’inaccettabile, trovando un terreno fertile, anche grazie ad operazioni linguistiche tese a ribaltare verità, rendendole plausibili ed anzi preferibili. Questi personaggi, non sono nulla di particolare, hanno soltanto la specificità di esistere in un dato momento in un dato luogo, un po’ come avviene per una sciagura, un maremoto, un terremoto, una qualsiasi catastrofe. Qua entra in gioco il narcisismo e l’egocentrismo umano, tutto proteso all’antropomorfizzazione dell’esistente, pure nella versione scadente di un banale caporale dell’esercito austriaco che, un giorno si sveglia a capo di una nazione. Ma questo non è un sogno, ma neppure il prodotto del male come anche di una follia: esso è semplicemente il prodotto di una società che ha perso la direzione, sempre più rivolta in un susseguirsi di pressioni e ribaltamento riprodotti ad arte da chi non ha la minima intenzione di perdere il proprio potere.E’ il prodotto, in poche parole, della sommatoria delle volontà di sopravvivenza di un popolo che si è sentito minacciato nella sua più intima essenza e che, come reazione, ha pensato bene di apparecchiare il peggio del peggio per fare fronte alla dissoluzione. Ed è qua che appare tutta la debolezza umana, ovvero nell’inapacità di comprendere che, la nostra sopravvivenza, non deve voler dire lo sfruttamento e la soppressione dell’altro da noi. Almeno, se vogliamo seguitare a definirci umani, quindi portatori di un pensiero e di un modo d’essere, che pretende d’andare contro le leggi universali, che ci impongono la sopravvivenza ad ogni costo.
Perdona se non sono riuscito ad esprimere in modo chiaro il mio pensiero e se mi sono dilungato troppo, per non dire prolisso all’inverosimile.
Permettimi di incorniciare queste tue frasi stupende:"... la memoria fa ritrovare la via del ritorno a quel mondo in cui spesso ci sentiamo stranieri"
Grazie di cuore con abbraccio d’immenso

 Salvatore Pizzo - 27/01/2019 02:05:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

X Giulia:
Certo che ricordare non basta, mia cara Giulia: occorre anche che si metabolizzi il ricordo, elaborandone il lutto e la tragedia ad esso connessa. Altrimenti esso seguiterà a perseguitare, costringendo l’inconscio a riviverlo. Fino a quando, alla prima occasione, non ci si materializzerà a nuovo l’incubo come realtà. E in questo hai pienamente ragione nel dire che la storia umana è un susseguirsi di orrori. Vien da pensare che, alle volte, tutto l’agire umano e tutta la sua energia sia diretta nel tentativo di eleminare i suoi simili, in un estremo desiderio di sopravvivere a tutto ed a tutti. Ecco perché non considero Hitler ed il nazismo come il prodotte del sogno di un folle. Come detto da qualcuno: c’è del metodo nella follia. Lo possiamo vedere anche ai giorni nostri, quanto sia facile ribaltare la logica del linguaggio, facendo passare per ragionevoli anche le malvagità più efferate. Ci assistiamo tutti i giorni, anche attraverso questa campagna elettorale infinita che, sembra, volerci portare ancora a quel punto in cui, come ben chiudi tu:"laddove l’egoismo e l’indifferenza sono prevalse"
Grazie e di cuore a te

 Sabina Spielrein - 26/01/2019 22:47:00 [ leggi altri commenti di Sabina Spielrein » ]

jung affermava che il compito di confrontarsi con il male non avrà mai fine, un compito che urge alla coscienza perchè la sua radice è nell’uomo. si possono ritrovare in uno spazio buio nuove categorie per orientarsi, conoscere qual è la propria risposta. neher dedicò la sua vita alla comprensione dell’alleanza di dio col mondo di fronte ad auschwitz.

i tuoi versi vanno oltre l’enigma della stessa vita; la memoria fa ritrovare la via del ritorno a quel mondo in cui spesso ci sentiamo stranieri.

ciao carissimo salvatore

 Salvatore Pizzo - 26/01/2019 16:43:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

X Annalisa:
Non ricordo chi l’abbia detto che, la storia, la scrivono i vincitori Forse devo averla letta nell’ambito della conquista spagnola delle Americhe. Un ambito in cui, gli sconfitti, gli indigeni, furono privati soprattutto del loro passato e poi del diritto di dire la propria versione della storia. Nel caso dell’olocausto, la cosa è ancor più specifica e particolare: si scontrano pulsioni umane in un coacervo di istinti, razionalizzazioni ed evoluzionismo sconvolgenti. Non mi pare un caso che il nazismo abbia potuto svilupparsi in una delle nazioni più organizzate ed industrializzate al mondo: nell’ideologia c’è tutto un linguaggio tendente al giustificazionismo d’ogni vero orrore commesso o da commettere, con la semplicità disarmante di chi fa comprendere ai propri cittadini di stare facendo i suoi interessi. Dunque, se trova il modo di eliminare le sofferenze del disabile, si fa un bene per costui, ma anche per il cittadino e le casse pubbliche...
Grazie di cuore a te, mia carissima Annalisa anche per queste tue lusinghiere parole e per la condivisione, con un abbraccio d’immenso...

 Salvatore Pizzo - 26/01/2019 16:26:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

X Gil:
... E’quasi impossibile per le persone rinunciare alla propria quotidianeità, fatta di gesti e luoghi comuni, di conformismo ed egoismi, di piccole cose e grandi impegni Se poi ci si aggiunge il senso di impunità che piglia, dalla certezza di essere all’interno di legami ed ordinamenti sociali che, prendendosi cura dell’individuo, fanno si che li si ritenta aprioristicamente buoni, quindi non in grado di consigliare o perpetrare quella follia malefica che, nella realtà, è. Dunque è il sistema introdotto dal nazismo ad essere stato micidiale: ha anestetizzato coscienze, fatto passare per normale ciò che non lo era... Il tutto sempre nell’ottica della difesa del cittadino e del suo benessere. Un po’ quel che sta accadendo ai nostri giorni, imbastendo una campagna che ha, nel linguaggio prima, nella psicologia di massa poi, i suoi gangli vitali per convincere il cittadino che ci si vuole curare dei suoi bisogni. In fondo si seguono dei canali di comunicazione grosso modo simili, sconcertanti, proprio per la semplificazione delle problematiche e per la banalizzazione delle risposte....
Grazie di cuore per la condivisione ed anche per avere posto l’accento su un aspetto a dir poco vitale...

 Salvatore Pizzo - 26/01/2019 16:09:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

X Franca:
Purtroppo, come ben saprai, la memoria umana è fatta in un modo alquanto complesso ed allo stesso tempo fragile, suscettibile di rimozioni, come anche di rielaborazioni, alle volte tendenti alla preservazione, ed altre alla falsificazione. Credo che la memoria umana, sottoposta a simili stress, tende a rimuovere, a meno di non essere stata costretta a farci i conti. Il rimuovere un fatto è spesso di vitale importanza per la sopravvivenza dell’individuo. E’in questi casi che si crea come un doppio canale: una storia pubblica,affidata alla commemorazione che permetta,attraverso la ritualità,all’individuo di rielaborare,razionalizzando quanto accaduto. Ma, come dicevo: la memoria è fragile, ma allo stesso tempo complessa: ci permette di sopravvivere immagazzinando un’infinità di informazioni, da utilizzare al momento buono: però, allo stesso tempo, fa si che anche certi traumi siano rimosso. E’ciò a far sì che si ripetano gli orrori all’infinito. Ma come si fa a sfuggire ad un’ambiguità ed ad una contraddittorietà così drammatiche? Nemmeno sottoponendo miliardi di individui a sedute psicanalitiche, si riuscirebbe ad ovviarle...
Grazie di cuore anche per la condivisione con un più che caro saluto.

 Giulia Bellucci - 26/01/2019 14:21:00 [ leggi altri commenti di Giulia Bellucci » ]

Ricordare non basta, occorre ricordare per non ripetere di nuovo le medesime crudeltà.
Purtroppo l’uomo antepone troppe volte gli interessi di potere, economici a ciò che è un valore assolutamente da non calpestare: la vita.
Perché è accaduto? Un folle è riuscito a trascinare con se’ molti altri nella sua follia. Ma quelle del nazismo nel corso della storia non sono state le uniche persecuzioni messe in atto dalla bestialità dell’uomo. Ce ne sono state tante altre laddove l’egoismo e l’indifferenza sono prevalse.
Un caro saluto e grazie della tua presenza, molto cara.

 Annalisa Scialpi - 26/01/2019 11:26:00 [ leggi altri commenti di Annalisa Scialpi » ]


Un giorno non basta, per ricordare il male estremo. E tanti mali estremi sono, oggi, occultati nel registro occidentalizzato della storia. Perché la storia si legge dalla parte dei ’forti’. I criminali diventano infatti re e fanno la storia: lode ai vincenti, lode a chi sgozza, lode a chi scrive geometrie col sangue, lode alla ragion di stato, alle scintillanti e mai decrepite burocrazie!
I crimini aleggiano ancora: odore di carne dolciastra che si eleva, muta, tra la folla cieca e muta. Nella carne si rivolta, inascoltato, l’unicino del dilemma: se sia meglio abbassare lo sguardo o continuare a guardare il sole. E se il sole sia luce o ombra travestita. Bella la chiusa: nulla è niente. Questa è la sintesi di tutto: geniale. Un abbraccio e buon fine settimana. E grazie per i tuoi apprezzatissimi commenti.

 Gil - 26/01/2019 04:48:00 [ leggi altri commenti di Gil » ]

La ragionieristica del male è quella che più atterrisce, è il suo mascheramento impiegatizio il suo nascondersi dietro la banalità: "Ci sono conti da comporre, sempre" (...) "bilancio da quadrare". Questo camuffamento dietro il volto "rassicurante" della banalità, ha obnubilato molte coscienze che avrebbero potuto se non impedire ostacolare senz’altro l’inumana ed immane tragedia.

 Franca Colozzo - 26/01/2019 00:34:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Bello è il tuo esordio con la frase in tedesco, che ho studiato da umile autodidatta forse per scoraggiare i fantasmi dei nazisti dal ritornami in sogno. Tutto finisce in volute di fumo: oggetti e corpi di esseri umani, trattati peggio delle bestie dalla follia criminale di Hitler e compagni.
Non si potrebbe ipotizzare follia più pura, tanto che la gente pensava non fosse vero quello che stava accadendo (il negazionismo purtroppo regna ancora oggi nonostante tutte le testimonianze).
Comunque, senza perdermi in mille rivoli, ti dirò che mi è piaciuta molto questa tua poesia che richiama alla mente il rumore ritmico degli scarponi dei militari in marcia.
Nel finale mi sembra di rinvenire un esplicito monito all’umanità di conservare la memoria. In ogni genocidio pare quasi che non sia accaduto niente, poiché la tendenza è sempre quella di occultare il sangue versato dalle vittime con opportuni accorgimenti di stampo negazionista o propagandistico.
In questo caso, però, il disumano utilizzo dei forni ha risolto il problema! Un caro saluto e buonanotte.

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